Murillo: “Quagliarella sapevo quante fosse forte. E ora in allenamento ho la conferma”

Intervista al difensore Murillo da parte de ‘La Gazzetta dello Sport’. Jeison, bentornato in Italia. Cosa le mancava di più? «Gli spaghetti. A parte le battute, mi mancava la fiducia. Ho scelto la Sampdoria perché conosco la sua storia e l’ambiente. Qui ci sono stati tanti grandi giocatori, i tifosi sono importanti. E Di Francesco mi piace: con le sue idee può esaltare anche le mie caratteristiche».

Cosa non ha funzionato a Barcellona?

«Sono stato lì solo qualche mese, sapevo che avrei giocato poco, ma è stata comunque una splendida esperienza, così come quella di Valencia».

La sera del tracollo di Anfield lei era in tribuna. Come ha vissuto quei momenti?

«Inizialmente pensai che il Barcellona fosse talmente forte da riuscire a reagire. Poi però, gol dopo gol, ho cominciato a temere che non saremmo passati. Succede nello sport».

Il primo anno all’Inter la partenza fu ottima: un solo gol incassato in 450’ e primi a Natale. Poi cosa accadde?

«Non lo so neanche io. Credo che nessuno possa saperlo. Probabilmente i primi risultati negativi fecero calare la fiducia. Il secondo anno, invece, fu storto dall’inizio. Cambiammo tre allenatori. Se leggevi la formazione pensavi: “Questa squadra è forte”. Poi in campo non funzionava nulla».

Ci racconta qualcosa dell’infanzia a Cali?

«Programma semplice: mattina a scuola, pomeriggio in campo. Studiavo il giusto, non ero il migliore della classe, ma andavo bene. In campo andavo meglio però…».

In Colombia parlavano di lei come del nuovo Yepes, ma ricorda di più Cordoba. Crede di aver fatto meno di quanto avrebbe potuto?

«Sì, ma posso crescere ancora. Non amo i paragoni e per meritarmeli, devo fare ancora una lunga strada».

Nel 2014 bloccò Messi. Come ci riuscì?

«Quando sfidi un fenomeno sei stimolato, vuoi vedere fin dove puoi arrivare. Devi valutare azione dopo azione, uno come Leo colpisce all’improvviso e senza che tu riesca a immaginare come».

Oggi lo può dire: l’espulsione di Ronaldo fu esagerata?

«Non lo so, fu una decisione dell’arbitro. Lui mi prese i capelli… Cuadrado, Bonucci e Chiellini mi chiesero se avessi fatto scena, gli spiegai tutto».

I tre colombiani più forti che hanno giocato in Italia?

«Cordoba, Cuadrado, Murillo». (Sorride dopo l’autocitazione, n.d.r).

I tre difensori colombiani più forti della storia?

«Cordoba, Yepes, Amaranto Perea».

Mentre lei era in Spagna, Quagliarella vinceva qui il titolo di capocannoniere. Sorpreso?

«No, avendolo affrontato sapevo quanto fosse forte. E ora in allenamento ne ho la conferma. A volte tocca menarlo…».

Foto U.c sampdoria-pegaso