Sampdoria: Di Francesco dalla A alla Z

Riportiamo per intero l’articolo su Di Francesco pubblicato da Repubblica:

“Eusebio Di Francesco è stato l’acquisto più importante della Samp, una garanzia per la tifoseria, che aspetta giornalmente il cambio societario.
Lo scopriamo con l’alfabeto.

A: ANFIELD ROAD: «L’emozione più grande da calciatore l’ho avuta lì
a 29 anni per l’esordio con l’Italia, 2-0 contro il Galles. Poi lo spareggio
per rimanere in A contro il Cagliari, col Piacenza. Per giocare rinunciai a
una convocazione in Nazionale».
B: BRACCIALETTO: Lo indossa al polso sinistro con la scritta: «Le cose buone accadono a chi sa aspettare. Le cose grandiose a chi si spacca il c… per farle accadere e non molla mai».

C: CALCIO: «Non è una scienza, ma le statistiche possano aiutare a
migliorare. Ogni giocatore ha una tabella su cui sono segnati tempi, battiti cardiaci, performance in partita e in allenamento».
D: DUE: Sono i suoi esoneri nelle prime 34 partite in A, con solo sei vittorie. «I contesti fanno le fortune degli allenatori. Sbagliavo ed ero duro
con me stesso, ma si cresce e ci vuole esperienza».
E: EUSEBIO: Il suo nome è un omaggio alla “Perla Nera” del Portogallo, voluto dal padre Arnaldo, il primo che poi insisterà per farlo diventare allenatore.
F: FIGLIO: Federico è appena passato alla Spal e non vuole essere allenato da Eusebio, perché fa lavorare troppo. «A livello tattico non gli dirò
mai niente, è l’allenatore che deve farlo».
G: GIORGIO CHIELLINI: «Sarebbe bello piazzargli una telecamera
addosso per tutta una partita, per imparare determinazione, cattiveria, il desiderio di prevalere sull’avversario e di non perdere mai un
duello, una mentalità esemplare».
H: HIT PARADE CALCISTICA:
«Ronaldo, il Fenomeno e Zidane sono i più forti contro cui abbia mai
giocato, fuori dal normale».
I: IL SUO CALCIO: «Voglio sempre dominare. Chiaramente non è
possibile in tutte le occasioni, ma bisogna sempre provarci».
L: LA CARATTERIALE «Per quattro giorni consecutivi nella preparazione ci toccavano dieci ripetute da un chilometro. Questo esercizio per
Zeman era “la caratteriale”, perché mostrava la capacità di sofferenza
dei giocatori».
M: MANDELA: Ama citarlo nei
messaggi motivazionali: «La squadra deve avere un’anima unica, di
tanti elementi, ma unica. Prima delle partite mi capita di scrivere sue
frasi sulla lavagna dello spogliatoio o di inviarle ai ragazzi».
N: NOVE: «Zaza per me è straordinario. Gli facevo vedere i dati degli
allenamenti e gli chiedevo sempre di più, lo minacciavo di metterlo in
panchina. E lui migliorava».
O: ORGANIZZAZIONE: Ama l’approccio iberico. «Il metodo, le seconde squadre, la “cantera”, i tecnici cresciuti nel club. E poi fare giocare
i ragazzi in tutti i ruoli per capire ogni cosa».
P: PLAY STATION: Non gli piace.
«Ho letto che esagerare riduce il livello di attenzione e quindi il calciatore rischia di seguire male il lavoro tecnico-tattico di giornata».
Q: 4-3-3: «Il mio calcio è verticale, due passaggi orizzontali sono troppi. Il 4-3-3 ha un solo problema: fai fatica a marcare il play avversario. Per il resto è spettacolare».
R: ROMA: «Nello scudetto del 2001 c’è voluta capacità e fortuna,
ma abbiamo mostrato un grande spirito di squadra. Oltre ai grandi calciatori, quella squadra aveva grandi uomini».
S: SENSI: L’insistenza del presidente giallorosso, Franco Sensi, fu
fondamentale nel 1997 per il suo arrivo da Piacenza a Roma, dove ha collezionato 129 presenze e 16 gol.
T: 3-0: Quello al Barcellona è statafinora la sua vittoria più bella. Una rimonta che significò semifinale di Champions League e cambiò il bilancio della stagione.
U: ULIVIERI: Lo chiamava l’olandese, perché in campo sapeva fare
di tutto: correre, difendere, ripartire e fare gol.
V: VERTICALIZZARE: «Se vedo in una statistica che la mia squadra
non sta giocando passaggi verticali, lavorerò su questo aspetto più di altri perché preferisco giocare in verticale».
Z: ZEMAN: «È l’allenatore che mi ha lasciato di più, era dieci anni
avanti. Mi divertivo in campo e fuori: è l’unico che mi ha fatto ridere. Ripetute, sacchi sulle spalle, i gradoni, però, non li utilizzo, voglio troppo
bene ai miei ragazzi».”