Audero: “Mi aspetto di confermare e migliorare con la Sampdoria quanto di buono fatto nel primo anno di A”
Ai taccuini della Gazzetta dello Sport, ha parlato il portiere blucerchiato Emil Audero. Tra passato e presente, una raffica di ricordi: dagli esordi con il Venezia alla prima in Serie A con la maglia della Samp sino alla “delusione” post europeo.
Di seguito riportiamo quanto dichiarato dal portiere Doriano:
«Mi aspetto di confermare e migliorare con la Sampdoria quanto di buono fatto nel primo anno di A. Ho avvertito il cambio di categoria, ma mi sono adattato in fretta e adesso si guarda avanti. I primi giorni con il nuovo staff tecnico sono stati ottimi. Con Di Francesco sono a contatto soprattutto quando lavoriamo con tutta la difesa Il preparatore Lorieri ha metodologie diverse da quelle a cui ero abituato, ma mi è piaciuto subito: ha esperienza e la trasmette con serenità. Per me ogni anno è un arricchimento: non c’è un limite alla possibilità di apprendere cose nuove».
Con i portieri italiani dal calibro di Donnarumma, Meret, Audero: la Nazionale può stare a posto per i prossimi anni.
«A occhio e croce sì… Per fortuna ci sono giovani bravi in tutti i ruoli, non solo in porta. Io, Gigio e Alex abbiamo un bel percorso da compiere».
Il dispiacere per l’Europeo vissuto in panchina.
«Sì. Ci speravo dopo essere stato il titolare nelle partite precedenti. Ho cercato di mettere in difficoltà Di Biagio, ma le scelte sono compito dell’allenatore. Due giorni prima del debutto ci ha comunicato che avrebbe giocato Meret. Ci restai male, ma con Alex ho un ottimo rapporto. e ho fatto il tifo per lui. Peccato perché era una bella vetrina, si giocava in Italia: è stata la prima delusione della mia carriera».
Cosa significa per lui essere grande portiere.
«Quello che sbaglia meno. È un ruolo delicato anche perché il tecnico magari sceglie non solo in base al livello ma alle caratteristiche che lui cerca in un portiere. Ma la sostanza è sempre quella: bisogna sbagliare poco».
Su Pippo Inzaghi.
«Sono affezionato a lui e alla stagione di Venezia. Mi ha dato tanta fiducia e presto farà bene anche in Serie A».
Sulla Juve.
«Ci tengo a chiarire bene questo punto. È giusto sognare, credere di poter tornare alla Juve, ma il futuro si costruisce col presente. Io sono cresciuto lì,però sapevo che prima o poi il cordone sarebbe stato tagliato. Non dimentico il percorso nel settore giovanile, l’appoggio dei miei genitori che non mi hanno mai messo pressione, la crescita costante. Il corridoio di Vinovo, in cui sono appese le maglie dei ragazzi arrivati in prima squadra, è molto bello: ti fa riflettere e desiderare di fare lo stesso. Se respiri quell’aria nel modo giusto, cresci bene. E adesso lì c’è anche la mia maglia».
Il rapporto con Buffon.
«Gigi aveva sempre l’atteggiamento giusto. Bastava guardarlo e imparavi: come parlava, come gestiva le situazioni, come si comportava. E come parava, ovvio. Valeva tutto più di mille parole».
Su Alisson.
«Si merita la candidatura, ha vinto Champions e Coppa America sfiorando la Premier e tenendo la porta inviolata tante volte. Perfino lui ha fatto qualche errore, ma pochissimi».
Sull’Indonesia.
«Negli ultimi due anni ho trascorso le vacanze in Indonesia.Sono affezionato a quella terra: mio padre è indonesiano, io sono nato lì, abbiamo parenti. E le spiagge sono bellissime».
Paolo Bardetta