Rincon: “Ho ancora molto da dare e voglio restare a lungo. Ringrazio i tifosi per l’accoglienza, non era scontata”. E su Giampaolo…

Tomas Rincon, dalla Genova rossoblù a quella blucerchiata, in mezzo le due Torino, bianconera e granata. L’uomo dei derby. Otto anni di Serie A: cambiano i colori ma il capitano del Venezuela riparte dalle origini della sua avventura italiana e si racconta in una lunga intervista su Il Secolo XIX .

«La Sampdoria è una scommessa con me stesso, vorrei restare a lungo. Questa città ha cambiato la vita della mia famiglia. E Nervi è il posto del cuore».

Cambiano le squadre, non il suo soprannome. «El General… è nato in Germania, poi hanno iniziato tutti a chiamarmi così e l’ho accettato con affetto. Lo sento mio, mi sono identificato».

Com’è il cuore del General?«Onesto, caldo, a volte si agita ma cerchiamo di tenerlo calmo, tranquillo. Qui siamo a Nervi e i nervi devono sempre essere saldi, no?».

Il mare aiuta? «Tanto. Io e mia moglie siamo cresciuti in montagna ma dopo i 6 anni ad Amburgo qui ci siamo sentiti come se fossimo di nuovo a casa. Quando ero al Genoa abbiamo vissuto due anni e mezzo a Nervi, ora sono in corso Italia, la famiglia è un po’ qui, un po’ a Torino ma cerco già casa qui in zona per l’anno prossimo. Quando siamo arrivati a Genova mio figlio aveva 3 mesi. Su questa passeggiata Dominic ha fatto le prime corse e ora ci siamo emozionati tornando con la sua sorellina, Isabella. Ci venivo spesso pure da solo, a leggere, ascoltare musica, fare meditazione. Il mare mi rende grato per le piccole cose, come un bel tramonto, l’aria più pura: c’è un’energia diversa».

La famiglia per lei è molto importante. «Sul braccio ho un tatuaggio: “Non dimenticare mai da dove vieni”. Si riferisce alla mia terra ma soprattutto a mia nonna e mia mamma, persone speciali che non ci sono più: mi hanno fatto crescere tra le difficoltà ma con valori da uomo perbene. Anche la squadra la vivo così, come una famiglia, tutti uniti per la salvezza, siamo ancora nel casino ma in crescita e io ci credo al 100%».

Rincon: “Ho ancora molto da dare, voglio restare a lungo. Ringrazio i tifosi per come mi hanno accolto, non era scontato”. E su Giampaolo…

Come sta vivendo il passaggio in blucerchiato? «Il calcio mi ha dato la possibilità particolare di vivere due derby con 4 squadre storiche, con tifoserie calde. Ringrazio per come sono stato accolto alla Samp: ho sentito affetto e rispetto, non era scontato visto il mio passato. A Marassi non ho sentito il malumore che avevo avvertito quando passai dalla Juve al Toro».

«La Sampdoria mi aveva cercato già un paio di volte, ho sentito che era la scelta giusta. Anche quando sono emerse un po’ di questioni societarie non ho avuto dubbi: ormai avevo deciso di venire. Sono in prestito ma punto a rimanere, a fare altre belle annate alla Samp. Volevo mettermi in discussione, questa è una scommessa con me stesso. Non mi piace non essere molto presente, per questo avevo lasciato la Juve e ora il Toro. Accetto le scelte ma sto bene, sento che posso ancora dire la mia e volevo nuovi stimoli».

Quagliarella insegna che a 39 anni si può fare la differenza. Lei ne ha solo 34… «Vedo come va forte in allenamento: Fabio è l’esempio che se fai le cose bene, ti curi tanto e hai po’ di fortuna puoi fare grandi cose a lungo».

Il General ha voglia di combattere sul prato verde, ma da uomo e padre come vive questi giorni di guerra? «Male. La “guerra” la concepisco solo in campo, bisogna lavorare per la pace mondiale: non so che fine faremo se l’umanità continua così. Ho chiesto a Supryaga come sta la sua famiglia, mi ha detto “ok”, pare sereno ma mi spiace molto per quanto sta accadendo».

Qui ha ritrovato Giampaolo, dopo i mesi al Toro. «E ne sono contento. Quando ci siamo rivisti a Bogliasco ci siamo guardati negli occhi e ci siamo detti “stavolta andrà meglio”. Quando ero al Genoa a volte lo incrociavo qui in piazza a Nervi, mentre passeggiava. Qui lo vedo più libero, sereno, questo è il suo ambiente. Sono felice per lui: è un uomo vero, onesto, gli auguro il meglio dopo anni un po’ così».

Lunedì c’è l’Atalanta di Gasperini, che però sarà squalificato. «Gasperini al Genoa mi ha cambiato la carriera, il modo di intendere il calcio, mi ha fatto fare il salto di qualità. Mi ha tolto la nebbia dagli occhi, mi ha detto “tira giù il freno a mano e vai, non stare bloccato davanti alla difesa, hai un gran motore: usalo e spingi”. Abbiamo un rapporto straordinario, mi ha lasciato un marchio forte, gli auguro il meglio ma non lunedì: faremo di tutto per batterlo. L’Atalanta è una grande ma come dice Giampaolo ce la giochiamo con tutti».

Non solo calcio… vero? «In passato ho fatto boxe, ora gioco a golf. Ho iniziato nell’ultimo periodo al Genoa, a Torino giocavo con dei signori anziani fortissimi e qui sono andato con Thorsby, a Rapallo. Morten è molto bravo, devo allenarmi, mi fa fare brutta figura, è bello andare con lui, mi piace il suo spirito, il suo amore per la natura. Mi ha già detto: “Quando esce la Ferrari elettrica la compri?” (ride). Il golf è zen, serve tecnica ma rilassa, ti immergi nel verde, stacchi il cellulare, cammini: mi dà equilibrio e mi fa giocare meglio anche a calcio».

Nel calcio ha ancora sogni da realizzare? «Giocare un Mondiale col Venezuela: per il 2022 è dura, sono pronto a giocare fino al 2026 per provarci. Non ho vinto tantissimo, uno scudetto, una Coppa Italia, ho fatto semifinali di Champions, Copa America. Vincere non è per tutti, ci riescono in pochi ma ci sono tanti modi di vincere e io mi sento vincitore nella mia vita per come ho portato avanti la mia famiglia e i miei sogni».