Victor Munoz: “Vialli e Mancini speciali, Cerezo firmò il rinnovo al mio matrimonio. Seguo la Samp, c’è da lottare ma ce la farà”.

«Ricordatevi sempre che qui a Barcellona avete un sampdoriano in più». Sessantacinque anni oggi, Munoz si racconta, da Vialli e Mancini a Maradona.

Un blucerchiato di nome Victor Munoz. Due stagioni nella Sampd’oro dal 1988 al 1990, 80 presenze e 3 gol: l’ex centrocampista del Barcellona e delle Furie Rosse con la squadra di Boskov ha vinto Coppa Italia e Coppa delle Coppe.

«Ho vissuto due anni meravigliosi a Genova. La mia prima figlia, Marta, è nata al Galliera. E la Sampdoria resterà sempre nel mio cuore».

Victor, come festeggia? «In famiglia, con tranquillità, mai stato tipo da grandi celebrazioni».

Cosa fa oggi? «Sono nato e cresciuto a Saragozza ma vivo a Barcellona. Ho allenato per anni, col Real Saragozza ho vinto Coppa del Re e Supercoppa. Ora dirigo un centro sportivo e sono vicino al Barcellona, ho un rapporto di amicizia con i dirigenti: c’è la possibilità che nasca qualcosa con un ruolo da tecnico ma a quest’età vivo tutto con serenità».

Nella sua vita cosa ha rappresentato la Samp? «Per me fu una conferma ad alti livelli dopo i tanti anni col Barça. La A era il top, come la Premier ora. Milan, Inter, Juve, Napoli, Samp erano tra le più forti in Italia e in Europa. Quella Sampdoria ha vinto tanto, il presidente Mantovani aveva creato una squadra fortissima».

Victor Munoz: “Vialli e Mancini speciali, Cerezo firmò il rinnovo al mio matrimonio. Seguo la Samp, c’è da lottare ma ce la farà”.

Una squadra in cui si respirava un clima speciale. «Una famiglia. Vivevamo tutti vicino al centro sportivo, era una squadra diversa dalle altre big, c’era un’atmosfera unica grazie anche a Boskov che mi aveva voluto dopo avermi allenato da ragazzo a Saragozza. La Samp non era una realtà grande come il Barcellona ma era un club ugualmente forte, con un presidente che amava il calcio e i suoi giocatori. C’era più affetto, amicizia e questo faceva la differenza».

Alla Samp visse anche la grande paura dello scontro con il torinista Zago. «Lui era più giovane, si fece male al ginocchio e quell’episodio gli ha limitato la carriera. Io me la cavai con un trauma cranico e tornai dopo poco in campo. Il giorno dopo c’era il mio matrimonio, non ero al top ma mi sposai lo stesso prima di tornare in clinica per stare in osservazione. I miei compagni prepararono sul menù del matrimonio il rinnovo per Cerezo e lo fecero firmare a Mantovani. Ci divertivamo molto insieme. Ricordo che facemmo un Capodanno sulla neve, al Sestriere, organizzato da noi giocatori, quante risate».

Sente ancora qualcuno? «Sì. Ogni tanto vedo Carboni che vive qui. Ho sentito di recente Pagliuca, Mancini e Lanna quando è diventato presidente. È molto interessante che un ex giocatore diriga la Samp: Marco ha mentalità calcistica, è genovese e sampdoriano. Ora non ha un budget per fare una grande squadra ma può fare molto bene. E se ci fosse bisogno darei una mano con piacere».

Vialli e Mancini: cosa ricorda dei “Gemelli del gol”? «Erano una coppia speciale e lo sono ancora, belli da vedere in campo e fuori. Sono un esempio per molti, campioni e amici sempre, nei momenti felici ma anche più duri come quelli vissuti da Gianluca. Penso alla generosità reciproca, la forza che si danno. Vederli vincere all’Europeo mi ha fatto piacere, i loro abbracci mi fanno un effetto forte. Hanno fatto grandi cose per l’Italia e ora spero che vadano al Mondiale».

E se invece le dico Maradona? «Ho avuto la fortuna di giocare con lui e contro di lui. La mia prima al Camp Nou fu un’amichevole tra Barcellona e Argentina. L’allenatore Lattek mi chiese di marcare un giovane Diego, vincemmo 1-0 con gol di Simonsen, giorno indimenticabile. Poi siamo stati compagni al Barça e ci siamo sfidati con Samp e Napoli anche nella finale vinta in Coppa Italia (con assist di Munoz per l’1-0 di Vialli a Cremona). Maradona è stato un genio del calcio, peccato non sia in vita, meritava di essere ancora qui. Per me è stato il migliore della sua epoca e in assoluto, pensando anche a quello che era il calcio di quegli anni. Messi e Ronaldo sono ad alti livelli da tanti anni ma ora il calcio è diverso, ci sono più spazi, credo che Diego avesse qualcosa in più tecnicamente».

La Samp si salva? «La seguo, c’è da lottare ma ce la farà, ha giocatori esperti e altri che stanno venendo fuori come si è visto con la Juve. La Samp deve stare in A. Lanna mi ha invitato e verrò presto a fare il tifo».

 

 

Il Secolo XIX