Il nuovo Quagliarella, leader tra campo e panchina, è al centro del progetto di Giampaolo.
Potrebbe essere un Quagliarella alla Ibrahimovic quello che sta nascendo. Cioè un califfo che si divide tra campo e panchina, pienamente coinvolto nel disegno tattico e signore riconosciuto di equilibri e dinamiche dello spogliatoio.
Partendo da due presupposti. Il primo: Quagliarella è l’idolo della tifoseria blucerchiata, glielo ha dimostrato in passato e glielo dimostra anche adesso. Il secondo: il capitano della Sampdoria resta lui e il concetto è stato rafforzato proprio a Venezia. Quando è uscito Ekdal, al 37′ della ripresa, la fascia non l’ha passata a Bereszynski, vice capitano in distinta, ma proprio a Quagliarella. Con il tacito assenso di tutta la squadra, che gli ha mandato un forte segnale di riconoscibilità. Con il tacito consenso dell’arbitro Orsato, un califfo pure lui e che certe “sfumature”, anche regolamentari, le sa riconoscere molto bene. Non sono concessioni valide per tutti, negli ultimi anni ad esempio è capitato a Totti.

Quagliarella ha condiviso la scelta di domenica mattina di Giampaolo di non schierarlo dal primo minuto. Ha vissuto la partita con trasporto dalla panchina e al primo gol di Caputo, è scattato in campo come una molla, preceduto solamente da Ravaglia.
E poi, la prestazione sul campo. Gli ingressi di Rincon e Quagliarella al Penzo si sono rivelati fondamentali per anestetizzare l’incontro. Il venezuelano si è conquistato tre falli in una manciata di minuti, più di qualunque altro compagno. Il capitano è entrato bello carico, ed ha iniziato da subito a dare fastidio alla retroguardia della squadra di Zanetti.
È facile vedere in allenamento Quagliarella trattenersi in campo con qualche compagno, per dargli indicazioni. Lo ha fatto con Vieira, lo ha fatto anche con Sabiri che in teoria in questo momento è il suo “concorrente”.
Un Quagliarella così coinvolto è esattamente quello che cerca Giampaolo che, forte di un rapporto che si è costruito, plasmato e consolidato nel suo primo triennio blucerchiato, gli ha parlato a tu per tu. Una prima volta lo aveva fatto a gennaio e una seconda un paio di settimane fa. Gli ha confermato che il posto per lui era ed è al centro del progetto. E questo non cambia partendo nella formazione iniziale oppure dalla panchina. Come è successo a Venezia. Contro la Roma, alla ripresa del campionato, si vedrà.
Il Secolo XIX