Samp: in attacco quattro contati, Giampaolo cerca alternative.
Marco Giampaolo rischia di trascinarsi fino all’ultima giornata «il grosso problema» dell’attacco.
Il problema dell’attacco per la Sampdoria emerge maggiormente quando si alza il livello qualitativo del confronto. Come successo domenica pomeriggio contro la Roma. Tra i 4 elementi offensivi spendibili oggi, uno solo è in grado di ricoprire due ruoli e cioè Sabiri, trequartista o punta. Caputo e Quagliarella punte, Sensi per Giampaolo trequartista. Supryaga per Giampaolo «non è pronto». Al di là dell’aspetto mentale, ha migliorato la condizione fisica, ma sta ancora litigando con la tattica. Quanto a Giovinco, gli manca ancora una condizione fisica affidabile. Due scampoli finora, poco più di mezz’ora di gioco, e due panchine più per onor di firma che da potenziale risorsa. Per Damsgaard, i prossimi giorni definiranno meglio quanto manca alla prima convocazione, ad autonomia limitata. Ma non ci si può per ora fare affidamento.
Mai Giampaolo nel suo precedente triennio alla Samp si è dovuto confrontare con questo «problema». Nelle sue panchine c’erano i vari Praet, Fernandes, Budimir, Schick, Djuricic, Verre, Ramirez, Caprari, Saponara… oggi nemmeno un cambio.
La società è perfettamente consapevole di questo difetto strutturale della rosa. E non sta facendo mancare il suo supporto a Giampaolo, l’unione è l’unica via verso la salvezza. L’allenatore sta cercando di ottenere il massimo dai 4, scegliendo i migliori 3 ogni partita, valutando anche soluzioni alternative, come cambiare modulo per riportare Candreva sull’esterno (e Sabiri a sinistra), o per ottimizzare (meno corse… più lucidità ) la fase di non possesso, arretrare il baricentro di una ventina di metri, ma mancano le punte da ripartenza. O un albero di Natale, con Sensi e Sabiri dietro a una punta. Ma ogni idea si trascina dietro principi e comportamenti tattici che richiederebbero tempo. E a 7 turni dalla fine ce n’è poco. Resta il jolly: il giovane Di Stefano entra e spacca. Ma si entra nel campo della speranza.
Il Secolo XIX