E. Mantovani: “Ottimista sul cambio societario. Sarei strafelice di dare una mano”.
«Personalmente sono ottimista sul fatto che ci sarà un cambio societario per la Sampdoria. La salvezza ha reso
le cose meno complicate. Io resto un tifoso ma non mi dispiacerebbe un domani dare una mano».
Enrico Mantovani, presidente della Sampdoria dal 1993 al 2000, è il paradigma del tifoso sampdoriano,
ma è stato anche un presidente importante e quindi conosce bene le dinamiche societarie.
Mantovani, lei era allo stadio
lunedì sera?
«Certo che c’ero. Sono arrivato alle 16.20».
Ma la partita iniziava oltre due ore dopo…
«Nei momenti particolarmente belli della vita, uno deve fare il massimo per goderseli tanto. Sapevo che avrei
incontrato finalmente persone non stressate dopo tanti mesi di tensioni, si entrava in una zona Zen sotto tutti
i punti di vista. E io mi andavo a godere questa zona Zen».
Ma lei in questo anno così tribolato per la Samp allo stadio c’è sempre andato?
«Gli ultimi mesi sono andato a vedere tutte le partite in casa e ho fatto due trasferte. A inizio
campionato andavo in tribuna d’onore, poi ho ritenuto più decoroso frequentare la gradinata Sud».
Quello di lunedì è sembrato come il giorno dell’orgoglio Samp. Non trova?
«C’è stata una serie di avvenimenti pazzesca e dopo essere stati vicini al baratro, l’ultima giornata ci siamo
trovati allo stadio senza più preoccupazioni, cosa rara ultimamente. Così era normale che tutti avessero tanta voglia di
festeggiare e lo stadio fosse pieno».
Si è passati dai 4 mila spettatori di qualche mese fa a 22 mila…
«Sinceramente in quei mesi mi sono sentito ripetere da moltissime persone: “Io sinchè c’è Massimo Ferrero allo stadio non ci vado più”,
non mi era mai capitata una cosa simile. Non critico quella scelta di tanti amici ma non ero d’accordo sul disertare lo stadio».
La situazione, però, sembrava compromessa.
«Quanto è successo a Ferrero è stato molto destabilizzante per la società, qualcosa che non è facile gestire.
Devo dire che è stata una mossa importante far arrivare Marco Lanna, inutile negarlo. Ferrero non è
stato l’unico al comando, si capiva che c’era disaffezione generale. Se si fosse andati avanti così, sarebbe
stata inevitabile la contestazione da parte della tifoseria».
Cosa ha portato Lanna?
«Una faccia che ti porta indietro nel tempo, è serio e ti dà sampdorianità, ha aiutato veramente tanto, l’ho
sentito intorno a me. Poi lui non fa miracoli, ma è stato fondamentale. Sul piano tecnico io ho sempre
pensato che la Sampdoria si sarebbe salvata, perché altre erano peggio. Il pareggio di Verona è stato la svolta».
E adesso?
«Devono lavorare per il cambio di proprietà. Fortunatamente credo lo abbia capito anche Massimo Ferrero:
su di lui ho sempre pensato che i risultati sul campo ci fossero stati anche, ma il danno di immagine prodotto non lo so quantificare».
Molti club hanno cambiato proprietà. La Samp ancora no. Cosa deve accadere secondo lei?
«Bisognava avere la certezza della permanenza in serie A, questo rende tutto più semplice. Sono ottimista».
Lei si era speso per la cordata-Vialli. Un treno che non passerà più?
«Non cedere a loro è stato il più grande errore di Ferrero. Io su Luca e Dinan non ho alcuna informazione
per la quale possa dirmi ottimista o pessimista».
Meglio un fondo o un imprenditore italiano?
«Se pensiamo alla famiglia Squinzi e al Sassuolo, stiamo parlando di un imprenditore di livello mondiale. È
molto difficile. Per me una proprietà italiana sarebbe ideale, se pensiamo a chi guida Liverpool e Manchester,
capiamo che al tifoso quello che interessa sono solo i risultati».
Ai tempi della cordata-Vialli si era ipotizzato un suo ingresso in Cda?
«Sarei strafelice di poter dare ancora un contributo importante, ho vissuto metà della mia vita in mezzo ai tifosi.
Non voglio fare il presuntuoso, ma ci sarebbe una capacità di comprensione reciproca tra me e il pubblico e forse potrei
rappresentare in modo efficace a una proprietà anglosassone il punto di vista nostro di appassionati».
Cosa pensa di Giampaolo?
«Sono sempre stato un suo sostenitore. Ha fatto esplodere giocatori su giocatori, ci ha regalato il miglior calcio del passato recente.
Credo che i sampdoriani debbano ringraziarlo per come si è speso, ma anche lui debba ringraziare la Samp, visto che qui ha fatto benissimo
come in nessun altro posto. Non conosco le dinamiche interne. Da ex presidente dico che un allenatore deve saper lavorare bene sul campo,
ma pure interagire con presidente e ds. In questo senso il tecnico migliore che ho avuto è stato Eriksson».
Intervista di La Repubblica Genova