Confessione assurda del pilota dopo il ritiro: “Non guardo più la F1” | Traumatizzato da quanto accaduto
La Formula Uno ha perso uno dei suoi principali protagonisti. Purtroppo però non c’erano alternative al suo ritiro dalla competizione
Il mondiale di Formula Uno del 2025 prenderà il via tra poco più di due mesi e l’attesa tra i tifosi, soprattutto quelli della Ferrari, è già spasmodica. Con l’arrivo di Lewis Hamilton il team di Maranello si candida a un ruolo da grande protagonista.
La corsa a quel titolo piloti che manca dal 2007 avrà dunque inizio a metà marzo con il Gran Premio di Australia, gara che vedrà l’esordio al volante della Rossa del fuoriclasse inglese sette volte campione del mondo.
Ai nastri di partenza della nuova stagione mancherà invece un giovane talento che qualche anno fa era stato indicato come un potenziale fuoriclasse, in grado di competere nel giro di qualche anno per la conquista del mondiale.
Non si parla più di lui da due anni, da quando la scuderia per la quale gareggiava decise di licenziarlo in tronco. Una presa di posizione forte e decisa che ha innescato una valanga di polemiche tra tifosi e addetti ai lavori.
Formula Uno, l’addio è definitivo: quanta rabbia a distanza di due anni
In team in questione è la Haas e il giovane pilota che rimase coinvolto in quello che a tutti gli effetti fu considerato un caso politico è il russo Nikita Mazepin. A febbraio del 2022, dunque ormai quasi tre anni fa, ebbe inizio il tragico evento che ha stravolto tutti gli equilibri internazionali.
Era il 22 febbraio quando cominciò l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, una guerra vera e propria nel cuore dell’Europa che ha portato anche il mondo dello sport ad assumere decisioni epocali e senza precedenti.
Formula Uno, il racconto non lascia dubbi
Tra queste il licenziamento di Mazepin da parte della scuderia americana, che ancora soffre nel ricordare quei momenti. Nel corso di un’intervista rilasciata al sito russo Autosport.com.ru, Nikita Mazepin ha in primis ipotizzato un suo ritorno nel paddock della Formula Uno. Ovviamente non come pilota ma in un ruolo manageriale.
L’ormai ex atleta moscovita ha poi ammesso quanto abbia pesato nella sua vita l’addio all’attività agonistica: “Ho un trauma dovuto alla fine prematura della mia avventura in Formula Uno – ha raccontato – ero tra i primi 20 piloti al mondo e avevo un contratto di cinque anni con la Haas. Ormai non guardo più neanche le gare“.